Una stampante 3D in grado di creare tessuti e cellule umane: il brevetto lanciato per la prima volta al mondo da un’azienda italiana
Che le stampanti 3D fossero in grado di fare grandi cose lo avevamo capito da tempo ma forse non avremmo immaginato che sarebbero state in grado di arrivare al traguardo che si può festeggiare oggi: quello di riprodurre dei tessuti umani.
È un obiettivo veramente straordinario, un primato al mondo, raggiunto, tra l’altro, da un’azienda italiana. Vediamo in cosa consiste il progetto e cosa propone di fare nel dettaglio.
Una biostampante in 3D in grado di stampare tessuto cellulare partendo dalle cellule del paziente che vengono coltivate in vitro o estratte direttamente dal paziente dopo un intervento o anche donati da terze persone. È questo il prodigio che arriva direttamente da Treviso come si spiega a chiare lettere su Il Gazzrettino. Si tratta di una tecnologia brevettata da un’azienda che dopo una lunga ricerca medica, è in grado di riprodurre le cellule umane e tessuti, strato dopo strato.
Nello specifico la stampante può lavorare su quattro tipi di cellule per la ricostruzione dei tendini e delle giunzioni mio-tendinee, punti strategici tra muscoli e tendini in quanto consentono di trasferire la tensione generata dal muscolo al tendine.
Un traguardo di non poco conto che pone l’Italia sul podio di una tecnologia d’avanguardia mai sperimentata prima che consente di creare organi e tessuti per il supporto della ricerca medica. Al momento la stampante 3D è stata messa a disposizione di istituzioni sanitarie, ospedali, cliniche e centri di ricerca nel nostro Paese, ma non solo. Il dispositivo è arrivato anche negli Stati Uniti, in Svizzera e in Medio Oriente.
Usando la stampante 3D per la creazione dei tessuti umani, è possibile evitare al paziente che già ha bisogno di cure, di sottoporsi a lunghi e dolorosi interventi per il trapianto, riducendo così la degenza in ospedale, velocizzando le operazioni sanitarie e facendo in modo che le strutture ospedaliere non siano più sovraffollate ed i tempi di attesa per l’impianto dei tessuti si riducano, scongiurando anche la possibilità di rigetto.
Gli studiosi che hanno lavorato al progetto hanno parlato anche di “personalizzazione” della biostampante 3D nata dal lavoro sinergico tra il gruppo aziendale trevigiano, il centro di ricerca Piaggio e il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa.
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