L’epilogo del contenzioso tra Unicoop Tirreno e tre sue dipendenti finisce con un ribaltamento totale rispetto al processo in primo grado. “Giustizia è fatta”.
Si è conclusa la causa che ha contrapposto tre lavoratrici ed Unicoop Tirreno, con il giudice che si è espresso in maniera favorevole alle dipendenti. Un punto vendita della ben nota catena della Grande Distribuzione Organizzata è stata riconosciuta colpevole di avere sottoposto alle tre un orario di lavoro più lungo rispetto a quanto concordato nel contratto.
Ed anche altre situazioni contrattuali erano soggette a modifiche ritenute non corrette. La vicenda ha trovato diffusione da parte della Fisascat Cisl Grosseto. Il processo è giunto al cospetto della Corte d’Appello del Tribunale di Firenze, con una sentenza opposta a quella emessa a suo tempo in prima istanza.
In quella circostanza infatti un altro tribunale, quello di Grosseto, aveva dato ragione ad Unicoop Tirreno. Non è stato così adesso. Le tre lavoratrici risultavano assunte con un contratto a tempo parziale ma che, a conti fatti, le vedeva impegnate a tempo pieno. Ovviamente però lo stipendio ed altri tipi di tutele non erano adeguate a questa situazione.
Il verdetto intima ora l’azienda ad assumere le dipendenti coinvolte con un accordo a tempo pieno. Risulta che due di loro erano legate ad Unicoop Tirreno con un contratto che prevedeva 20 ore settimanali. L’altra invece aveva un numero di ore lavorative a settimana che ammontava a 16. Ma in realtà tutte quante loro lavoravano per 30 ore ed anche più a settimana.
Le cose andavano avanti così sin da quando era iniziato il rapporto lavorativo. Già di per sé questa cosa rappresenta una anomalia, perché lavorare più di quanto concordato non va bene.
E non va bene dare al dipendente coinvolto uno stipendio da contratto part-time quando in realtà lo stesso lavora full time. I disagi per i lavoratori interessati da questa antipatica situazione non sono negative solamente dal punto di vista economico. Anche a livello sociale, per quanto concerne l’organizzazione della propria vita sociale e privata, tutto questo può potenzialmente creare dei disagi.
La cosa rappresentava una palese violazione di quanto stabilito nel contratto collettivo, oltre ad andare palesemente contro i diritti dei lavoratori. Purtroppo i tanti problemi che affliggono il mondo del lavoro in molti casi sono da ricondurre proprio ai datori.
Tra salari al minimo possibile, mancate tutele, furbate come quella appena descritta e rapporti di lavoro in nero, le situazioni di illecito sono fin troppo diffuse. E servono leggi capaci di garantire maggiori certezze, più tutele e severità ed inflessibilità nei confronti di chi viola le regole.
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