Il 23 maggio ricorre il triste anniversario della strage di Capaci, l’attentato di stampo mafioso che ha cambiato la storia italiana.
Era il 23 maggio 1992 quando, in prossimità di Capaci, in provincia di Palermo, accadeva una delle stragi più sanguinose della storia recente dell’Italia. Quell’attacco terroristico di stampo mafioso è impossibile da dimenticare, obbligatorio da ricordare. In quella strage, Cosa Nostra, con una carica composta da tritolo, RDX e nitrato d’ammonio, ha fatto saltare in aria l’auto sulla quale era a bordo Giovanni Falcone.
Il magistrato, che per anni si è battuto contro la mafia, è stato ucciso insieme alla sua scorta: gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Francesca Morvillo, anche lei magistrato e moglie di Falcone. Altre 23 persone sono rimaste ferite nell’esplosione, che ha fatto saltare in aria un tratto di autostrada. A distanza di 32 anni, parla Angelo Corbo, sopravvissuto alla strage.
Parla Angelo Corbo, sopravvissuto alla strage di Capaci: evento che ha scritto la storia italiana
Angelo Corbo, poliziotto palermitano, era lì in quel drammatico 23 maggio 1992, ed è uno dei sopravvissuti dell’attentato mafioso. Era uno degli agenti di scorta del giudice Giovanni Falcone, e oggi ricorda quei terribili istanti, e cosa voglia dire combattere la mafia. “La vita è fatta di bivi”, esordisce, incontrando gli studenti della scuola di Barletta.
“Bisogna saper scegliere in quale parte andare, ma ovviamente non esistono strade semplici, ci sono sempre degli intoppi, dei problemi e delle buche, che bisogna superare”. Le parole di Corbo sono oneste, dirette. L’agente sceglie la via dell’onestà, per parlare ai ragazzi di un evento che ha cambiato il volto dell’Italia intera.
Le parole di Corbo ai ragazzi di oggi: “La legalità fa vivere sereni e a lungo”
“Il consiglio che do ai ragazzi di oggi è quello di pensare a ciò che fanno, pur sapendo di rischiare di commettere degli errori, ma di essere consapevoli, senza farsi influenzare dalle persone negative”. E poi aggiunge, alzando la voce, che è sempre meglio seguire la strada della legalità, perché la legalità fa vivere sereni, fa vivere a lungo.
La testimonianza che il poliziotto porta con sé è la scelta di un lavoro anormale e difficile, ma fatto con la semplicità di una persona umile, per seguire gli ideali di libertà e di dignità. “Tante persone vedono gli uomini della scorta come dei supereroi, impavidi, muscolosi, ma la verità è che la scorta è composta da persone semplici che seguono un ideale”.
Grazie alla sua scorta, Giovanni Falcone ha vissuto “qualche anno in più”, come aveva espresso lo stesso, in una celebre intervista. Che sia da monito per tutti i più giovani e non solo, la memoria di un evento del genere non deve sbiadire, deve ricordare sempre cosa significa vivere liberi e con la dignità, nonostante la cattiveria e i soprusi del mondo.